Simbolo dell’Italia nel mondo, la pizza è uno dei cibi più amati che mette tutti d’accordo quando si tratta di organizzare cene tra amici o rimpatriate, o anche soltanto per una cena sul divano guardando la tv.
La pizza rappresenta da sempre lo spirito aggregativo. Negli ultimi anni poi si è trasformata nella base ideale per la sperimentazione in cucina, dando vita a infinite combinazioni gourmet, prima appannaggio di una ristorazione tradizionale.
La pizza è scienza ma con un tocco di romanticismo, chimica e sentimento. Chiunque può realizzare un buon impasto, solo la passione può trasformarlo in qualcosa di straordinario.
Nel 2017 la pizza, e in particolare l’arte dei pizzaioli napoletani, è stata dichiarata patrimonio intangibile dell’umanità da parte dell’Unesco che ha accolto una petizione partita due anni prima con ben due milioni di firme raccolte.
Una mobilitazione popolare senza precedenti nella storia dei riconoscimenti Unesco. Persino tanti personaggi famosi hanno aderito al progetto tra cui, il sindaco di New York, Bill de Blasio, l’attore Carlo Verdone e lo chef Joe Bastianich.
Pietra miliare della cultura popolare partenopea e italiana in genere, la pizza è diventata così un’identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo.
E non è soltanto la pizza ad aver ricevuto questa prestigioso riconoscimento. L’inserimento all’interno della lista Unesco è uno strumento universale che tutela a 360 gradi l’intera arte dei pizzaioli, quella stessa arte e capacità che rendono la pizza una delle specialità italiane più apprezzate.
Quello del pizzaiolo è un mestiere che il più delle volte si tramanda di generazione in generazione e che include la capacità di garantire la perfetta lievitazione dell’impasto, l’esperienza di saper tagliare l’impasto nella giusta quantità di panetti, la competenze nello stenderlo con la tecnica dello schiaffo e infine la modalità di cottura corretta che eviti di farlo bruciare e avere un risultato perfetto.
Si tratta di un sapere che si è formato e si è evoluto nel corso dei secoli. Basti pensare che le prime pizze furono create nel 1800, a consumo dei soldati spagnoli e vendute dagli ambulanti per poche monete.
Oltre che patrimonio Unesco, la pizza è da sempre oggetto anche di studi e ricerche scientifiche. Ci sono quelli che affermano che la pizza faccia bene, o che la pizza allunghi la vita. Uno studio, decisamente curioso, afferma che la pizza crei dipendenza.
Si tratta di un approfondimento pubblicato su Cnn Health e dimostrerebbe come la pizza, o meglio la sua assenza, stimoli una sensazione associabile all’astinenza nei casi clinici di dipendenza.
A pensarci bene, quanti di voi riescono a rinunciare alla pizza del sabato sera? E in quante diete la pizza compare come unico alimento concesso dal nutrizionista come sfizio imprescindibile da ripetere una volta alla settimana?
A spiegare i risultati di questa ricerca è Gail Vance Civille, fondatore di Sensory Spectrum, un’azienda di consulenza che aiuta le imprese a comprendere il modo in cui gli stimoli sensoriali guidano le percezioni dei consumatori.
“Sono affascinato dal fatto che le persone mangino quasi ogni tipo di pizza, non necessariamente la migliore – spiega –. Molto probabilmente, questo aspetto è collegato alla scelta superba di ingredienti che contengono grassi, zucchero e sale. Tutti elementi capaci di soddisfare l’amigdala, un’area cerebrale responsabile della sensazione di felicità”.
È quindi la combinazione tra l’impasto di base, la mozzarella, il pomodoro e gli altri ingredienti a creare quella dipendenza di cui si parla nella ricerca.
Non solo. Secondo gli studiosi, anche i colori così come gli odori tipici della pizza hanno un ruolo molto importante nella capacità di far venire l’acquolina in bocca e di innescare, appunto, dipendenza.